La Via degli Dei non è soltanto una delle escursioni più dure d'Italia,
è un qualche cosa di più.
Per affrontare "Il Cammino ®" (così si apostrofa in gergo il percorso di trekking
della Via degli Dei) è auspicabile prepararsi fisicamente in modo
piuttosto impegnativo ed utilizzare un'attrezzatura di primo
livello.
Tutto ciò che si può fare è giungere al giorno della partenza spinti da
una forte motivazione ed una forma fisica eccellente ma non si può
arrivare preparati alla parte più saliente di questo bellissimo viaggio:
alle emozioni, cioè, che esso regala; alle esperienze che si vivono
durante questo splendido cammino e alle persone vere che si incontrano
percorrendolo in tutta la sua interminabile lunghezza.
Navigando in internet è possibile reperire svariate informazioni sulla Via degli Dei;
fioccano diversi consigli (anche autorevoli) che suggeriscono di
percorrere tot kilometri ogni
tot giorni e di dividere il percorso in tot tappe: prima grande cazzata.
Il percorso è talmente lungo, talmente diverso nelle sue caratteristiche
topografiche e talmente variegato nei suoi diversi tratti, che ognuno lo
deve affrontare come meglio crede!
Non si tratta di una gara, di una prova fisica. Come sa bene chi è
abituato ad affrontare percorsi impegnativi di questo tipo, un lungo percorso di
trekking va affrontato con la giusta dose di umiltà (soprattutto nei
confronti dei tratti di montagna) mescolata sapientemente alla forte
motivazione volta, sempre e comunque, al rifiuto della rassegnazione.
Di conseguenza ognuno deve trovare il proprio ritmo e dividere la tappa come meglio crede.
Credo che il modo migliore di approcciarsi al "Cammino ®"(ho anche avuto modo di
confrontarmi con persone che lo stavano percorrendo) sia quello di
affrontarlo senza fretta: si tratta di un'esperienza che - nella
maggior parte dei casi - si affronta una sola
volta nella vita e vale davvero la pena cogliere quanti più
dettagli possibile, osservare i paesaggi, scoprire gli odori, conoscere
le persone e fermarsi (seppur brevemente) nei luoghi che vale la pena visitare.
Tutto questo richiede tempo; tempo che va tolto alla performance e va regalato
a questa esperienza meravigliosa.
L'attrezzatura con cui si parte è di fondamentale importanza, non solo
dal punto di vista pratico, ma anche dal punto di vista psicologico:
sapere di partire preparati è importante.
E' possibile abbracciare due "filosofie contrapposte" per affrontare il
percorso, entrambe efficaci nell'impronta che dettano: c'è chi parte molto leggero (e speranzoso, e
naturalmente questo consente di mantenere un passo più veloce quindi di
percorrere più kilometri nella giornata), e c'è - invece - chi si approccia
all'escursione
attrezzato di tutto punto (e con uno zaino più pesante sulle
spalle le cose sono molto diverse).
Personalmente ho optato per una soluzione intermedia cercando di evitare
di portare attrezzatura per dormire all'aperto (tenda e sacco a pelo in primis) ma anche di
prevedere tutto il
necessario ponendo particolare attenzione ad un pronto soccorso ricco e variegato.
La rotta è meravigliosa e devastante, eccola qui:
In diversi tratti del percorso è possibile trovare fontane per il ripristino delle scorte dell'acqua
ma occorre fare attenzione: le tubature sono alle volte in condizioni fatiscenti,
infestate da alghe (e chi più ne ha più ne metta) ed il
concetto di potabilità diviene un concetto astratto (e molto
ottimistico).
Consiglio
Partire con una buona scorta d'acqua:
circa 2 litri e mezzo a testa garantiscono la copertura ottimale
giornaliera per qualunque circostanza.
Meglio utilizzare le bottigliette da 1/2 litro: offrono la
possibilità di essere sostituite facilmente durante il percorso
e può capitare di voler offrire una bottiglietta ad un viandante
che ne è sprovvisto.
Il sentiero purtroppo non è ben segnalato: ci sono kilometri e kilometri dove non
appare proprio nulla
e solo una buona consapevolezza di DOVE SI E' e di DOVE SI DEVE ANDARE
consente di percorrere il "Cammino ®" senza il rischio di perdersi
(diverse persone che lo percorrevano che abbiamo incontrato hanno
commesso errori e percorso generosi tratti in più per poter tornare sui
giusti passi).
Consiglio
Utilizzare un
GPS di ottima qualità.
Deve essere uno strumento che si deve
conoscere alla perfezione prima di partire e che, se possibile, deve
essere uno strumento specifico dedicato alla navigazione (niente APP
che fanno riferimento ad uno smartphone che presenta tutti i vari problemi del caso: ricezione linea dati, problemi di batteria, problemi di
impermeabilità se piove sul serio, di manovrabilità con i guanti, di
leggibilità e di affidabilità).
Meglio evitare anche gli "strumenti da polso": per quanto sofisticati e di
buon livello non rappresentano la soluzione ideale.
La loro cartografia e la loro modalità di
navigazione non consentono la flessibilità (e la leggibilità) di
prodotti creati ad hoc per lo scopo.
Meglio utilizzare un GPS classico, con un buon display chiaro e leggibile (anche
in condizioni di scarsa o assente luminosità), robusto, e con un'autonomia di batteria idealmente infinita (con
batterie, cioè,
sostituibili in itinere con prodotti standard AA o AAA facilmente
reperibili durante il viaggio qualora fosse necessario).
Ci siamo!
Usciamo dalla stazione di Bologna e ci presentiamo alla città; la giornata è limpida; siamo pieni
di energia e ricchi di aspettative.
Ci dirigiamo verso il Santuario di San Luca, una salita che, come sanno
bene tutti coloro che l'hanno già percorsa, inizia già a farsi sentire e
ci da il "buon giorno" considerando che la stiamo affrontando con uno
zaino di 12-15 Kg sulle spalle...
Giunti al Santuario ci concediamo una breve, brevissima sosta.
E' possibile beneficiare di qualche panchina; ne approfittiamo e ci concediamo un caffè
(che fa parte della nostra dotazione) e ci prepariamo per il sentiero vero e proprio.
Ed eccolo li, l'ingresso ufficiale del Cammino ®:
Il sentiero inizia in modo piuttosto dolce, quasi tutto in quota.
Si iniziano a scorgere i tipici paesaggi delle colline bolognesi che
diverranno il "nostro mondo" per diversi giorni:
Sentiero molto bello, immerso nel verde.
Siamo fortunati, la giornata è perfetta: non c'è troppo caldo.
Iniziamo ad addentrarci sempre più seriamente nel bosco e piccoli
dislivelli iniziano a presentarsi.
Consiglio
Indossare scarponi di ottima
qualità e con caratteristiche specifiche.
Spesso si reperiscono notizie (sul web in primis) secondo cui per quanto
concerne le calzature da utilizzare non sono
richieste doti di impermeabilità e che lo scarpone non deve essere
necessariamente "alto" alla caviglia: si tratta di
un'altra cazzata.
Durante questo percorso l'impermeabilità è una conditio sine qua non se
non volete dovervi ritrovare - spesso - a cambiare le calze durante il
tragitto.
Anche nella situazione ideale in cui potrete avere la fortuna di non
incontrare pioggia "diretta" da affrontare, passeggiare nei boschi - con
l'erba alta - nella prime ore della mattina sarà sufficiente per mettere
alla prova il concetto che sto esprimendo.
Per quanto concerne poi la protezione della caviglia posso dire che,
personalmente, per ben tre volte ho rischiato una storta al piede che
sono riuscito ad evitare solo ed esclusivamente grazie al supporto "alto" che mi ha
protetto perfettamente.
Lo scarpone, infine, deve essere un prodotto che è già stato testato ed
utilizzato precedentemente: la sua perfetta conoscenza fa la differenza.
Attraversiamo il fiume Reno utilizzando un simpatico ponte riservato
rigorosamente al passaggio pedonale (e alle bici) per concederci una
sosta all'ombra.
Il tempo di consumare un ottimo panino con bresaola fresca e limone e si
riparte!
Le cose procedono bene e il nostro primo tratto del sentiero si rivela
molto piacevole e non particolarmente duro da percorrere.
Ci concediamo uno sosta presso il bed & breakfast Colliva (il Locale è recensito nella nostra sezione
"RECENSIONI)".
Un simpatico agriturismo (con funzione appunto di bed & breakfast)
ubicato proprio sulla rotta e difficilmente raggiungibile per strada.
Colazione e si riparte!
Il sentiero comincia a "cambiar pelle": gli Appennini iniziano "a
presentarsi" e sfoggiano tutte le loro doti che, dal punto di vista
dell'impegno sul terreno, non hanno nulla da invidiare a tratti ben più
blasonati delle nostre belle Dolomiti che conosco molto bene.
Consiglio
Utilizzare uno zaino
professionale.
Trattandosi di un percorso molto lungo una scelta superficiale del
prodotto andrà inevitabilmente ad affaticare maggiormente la zona delle
spalle che, al lungo andare, potrebbero cominciare a provocare dolore.
Occorre quindi cercare di compensare questa naturale tendenza
utilizzando un prodotto che abbia a disposizione una fascia molto ampia
a livello della cintura che possa essere stretta e allargata in modo
lineare al fine di creare un perfetto equilibrio nella distribuzione del
peso tra spalle e addome.
Passeggiare dentro il bosco, "quello vero", regala scorci molto belli.
C'è pace e si procede non senza fatica.
Ma, per gli appassionati del trekking, è davvero uno spettacolo: ad ogni
curva un dettaglio diverso.
La salita si fa sentire in modo deciso e anche la flora inizia a mutare.
Chi ha affrontato la scalata al Monte Adone conosce l'impegno che questo
tratto di sentiero impone. Si sale e di parecchio:
Terreni rocciosi sono presenti un po' ovunque sul percorso e rendono il
tratto parecchio impegnativo.
Ed una volta giunti in cima...
... la discesa non si rivela meno impegnativa!
Si termina sulla strada nei pressi della famigerata Trattoria Monte
Adone (il Locale è recensito nella nostra sezione
"RECENSIONI)" presso cui ci siamo concessi una sosta nel
piccolo parco adiacente il ristorante.
Si riparte percorrendo un generoso tratto di strada ma senza percorrere
un solo metro in piano.
Giungiamo al bed & breakfast I Falchi Pellegrini (il Locale è recensito nella nostra sezione
"RECENSIONI)".
Una struttura che mette a disposizione addirittura un mini appartamento
dotato di ogni confort; compresa una piccola cucina a vista che si è
rivelata di importanza strategica per potersi rifocillare in modo
opportuno.
Il bed & breakfast, infatti, è convenzionato con un'abitazione privata
che dista poche centinaia di metri dove una simpatica Signora
(Sonia che saluto!) prepara deliziosi pranzetti da asporto che vengono
particolarmente apprezzati dopo una lunga giornata nei boschi:
Di nuovo "online", si riparte.
Percorriamo un piccolo tratto di strada: la giornata è perfetta ed
un'arietta deliziosa ci fa compagnia.
E mentre apprezziamo qualche curiosità locale...
... ogni tanto ci concediamo qualche minuto di sosta per reidratarci e
sgranocchiare una barretta energetica al limite del legale per quantità
di calorie e altre sostanze di dubbia provenienza.
Il tratto di strada lascia ben presto il posto ad un sentiero
straordinario...
... dove si scorge, in lontananza, un ripetitore. Li è dove dovremo
arrivare.
Passeggiamo poco al di sotto dei 1000m: si sta da Dio!
Ecco raggiunto il ripetitore che, da vicino, si rivela in tutta la sua
grandezza: perlomeno il segnale per il telefono, in questo punto, c'è!
Scoviamo, lungo il sentiero, uno dei classici "punti di ristoro"
dedicati alla Via degli Dei; un luogo, cioè, dove è d'uopo fermarsi
lasciando commenti scritti esprimendo le proprie impressioni su questa
meravigliosa esperienza.
Ognuno è libero di scrivere ciò che vuole.
E non mancano le testimonianze di un ricco passaggio.
Strani cartelli durante il tragitto...
E, all'improvviso, ecco che in lontananza compaiono le sagome di torri
eoliche immerse nella natura.
Torri che, da vicino, rivelano la loro imponenza ed evidenziano un
rumore tutt'altro che inesistente.
Ovviamente (!) la zona è molto ventosa ma un bel sole in quota consente
di rimanere in maglietta.
Consiglio
Portare con se una coppia di
bacchette di buona qualità.
Investire qualche decina di euro in più considerando un percorso di questo tipo
offre la possibilità di utilizzare bacchette ammortizzate, con
regolazioni precise, robuste ma contemporaneamente leggere.
Le bacchette devono essere configurate in modo tale che il loro
posizionamento nello zaino sia rapido ed efficace così come la loro
estrazione: è un processo che si ripete molte volte e occorre rendere
l'operazione semplice ed immediata.
Percorriamo un tratto cittadino e facciamo sosta presso un bed &
breakfast dove si esegue qualche "operazione di manutenzione" agli abiti
che portiamo con noi.
Qualche ora di sonno e si riparte, questa volta, ancora prima dell'alba:
il tratto è impegnativo e voglio cercare di arrivare al Passo della Futa
per ora di pranzo.
Si procede costeggiando il bosco in totale oscurità ed è un'esperienza
unica nel suo genere!
Consiglio
Utilizzare una pila facciale di
buona qualità.
Deve essere impermeabile ed utilizzare batterie standard di tipo
AAA (o AA): meglio evitare le batterie "a bottone" di difficile
reperibilità durante il tragitto.
L'alba sta per sopraggiungere e la temperatura è piuttosto bassa
rispetto a quella massima diurna: si passeggia con la felpa.
Rumori di animali ci pervengono da ogni direzione; nelle ore notturne la
fauna, riconquista e reclama il bosco come suo territorio esclusivo: davvero
molto emozionante.
Senza parole.
La notte lascia il posto alle luci dell'alba e noi abbiamo già percorso
un bel tratto di strada!
Mentre si percorre il sentiero la morfologia che ci capita innanzi
appare in continua evoluzione; una caratteristica che ho avuto modo di
notare fin dall'inizio di questa "passeggiata di 120-130 Km".
La legna, qui, non manca di certo.
La tipologia di percorso cambia inaspettatamente e un tratto di strada
lascia il posto ad un bellissimo sentiero...
L'aria è fresca è la giornata è molto ventosa.
D'altra parte abbiamo raggiunto quasi i 1100m e si sente!
Si procede con passo deciso anche se non molto veloce, ben vestiti e
immersi in una pace surreale.
E come accade sempre il sentiero cambia pelle di nuovo e ci troviamo a
percorrere una piccola strada asfaltata circondati da un bellissimo
bosco: davvero stupendo.
Consiglio
Munirsi di una felpa di
media pesantezza (meglio se in materiale di microfibra che vanta doti di leggerezza e di facilità
ad asciugarsi una volta bagnata).
Il "Cammino ®"
raggiunge e supera, in alcuni tratti, i 1150m; si attraversano poi
zone molto ventose (molto) e può capitare di
percorrere tratti del sentiero nelle ore notturne.
Improvvisamente ecco un cartello che avvisa l'ignaro passante che si sta
entrando in una zona dove si pratica il Soft-air.
Non so perché ma il termine mi dice qualcosa...
E' incredibile: senza saperlo stiamo attraversando il campo degli Iena
Korps (che saluto): roba da non credere.
Campo bellissimo e bosco piuttosto "duro".
Proprio al centro del loro campo di gioco ecco che ci appare davanti un monile in
rappresentanza del confine tra Emilia Romagna e Toscana:
Un passo in più, un balzo, ed iniziamo l'esplorazione di questa
bellissima regione d'Italia: la Toscana!
Tratti di bosco da favola: da togliere il fiato per quanto bello.
Il sentiero diviene molto impegnativo; è durissima.
Roccia, radici e qualche traccia di fango (poco per fortuna) ci
impegnano davvero molto.
Poi, all'improvviso, ecco scorgere in lontananza una conformazione
architettonica inconfondibile: si tratta del famoso Cimitero militare
Germanico della Futa che ci ricorda che il traguardo di tappa non è lontano!
Una struttura molto particolare che, almeno una volta nella vita,
bisogna visitare.
La zona è sempre (sempre) pervasa da un forte vento e la struttura è di
dimensioni gigantesche.
Ancora 500-600m e, finalmente, arriviamo al Passo della Futa,
perfettamente in orario sulla tabella di marcia!
Giusto il tempo di una breve sosta nel delizioso parchetto che costeggia
il Passo...
... e ci ritroviamo pronti per deliziarci con i famosi manicaretti del
suddetto Ristorante!
Il mio "piano" era proprio questo: le tagliatelle al ragù del Ristorante Passo
della Futa (il Locale è recensito nella nostra sezione
"RECENSIONI)".
Tanta roba, davvero imperdibili:
Se poi si ha la fortuna di poterle gustare mentre arriva un Lambo che
parcheggia dinanzi a
noi deliziandoci con il rombo del suo 12 cilindri beh...le tagliatelle acquisiscono un sapore ancora
migliore (soprattutto dopo una lunga e
faticosa camminata).
Rifocillati e risollevati percorriamo gli ultimi kilometri che ci
separano dalla nostra struttura.
Giusto il tempo di un'ottima (ed elegante) cena ed una generosa dormita e...
... si riparte!
Dopo un brevissimo tratto di strada ci imbattiamo in un sentiero...
... che ci condurrà in un bosco fitto e in decisa pendenza: molto
impegnativo devo dire.
Superato il bosco si prosegue per il sentiero e qui ci attende una
brutta sorpresa (forse l'unica di tutto il viaggio)!
Per motivi inspiegabili un piccolo tratto del sentiero (visibilmente
presente e davanti a noi) è ostacolato da un bel cancello contornato da
filo spinato.
Un bel problema: impossibile (o per lo meno improponibile) tornare
indietro e ripercorrere kilometri nella direzione opposta.
Avanzare, d'altra parte,
diviene una scelta piuttosto pericolosa.
Nelle campagne Toscane, infatti, serpeggia una "moda locale"
molto
diffusa per quanto concerne la proprietà privata: oltre a cani di
dimensioni molto generose (e spesso addestrati proprio per la guardia)
si aggiungono anche padroni dal grilletto facile e armati "in modo
adeguato".
Non demordiamo: decidiamo di scavalcare (uno alla volta) senza
gli zaini che verranno "gettati" oltre il reticolato una volta
scavalcato il cancello e giunti nella proprietà a fianco .
Probabilmente non siamo stati i primi a pensarlo visto il buco nel
reticolato che ci siamo trovati d'innanzi e che anche noi abbiamo
sfruttato.
E come si suol dire, passiamo dalla padella alla brace: riusciamo - si
- ad eludere la proprietà privata ma ci ritroviamo, a nostra insaputa,
all'interno di una seconda proprietà privata che comprende il sentiero
originale.
Procediamo imperterriti verso il reticolato della seconda proprietà e, in
modo del tutto parco ed elegante, "abbassiamo leggermente" un palo del
filo spinato per eludere il perimetro e trovarci, questa volta,
all'interno di una struttura "tipo fabbrica".
Scopriremo presto che siamo riusciti a violare anche la proprietà
privata della famigerata e
famosa fabbrica dell'Acqua Panna (!) che, per la terza volta, ci vedrà costretti ad
attraversare un reticolato di filo spinato per giungere, finalmente,
sulla pubblica strada.
Momenti impegnativi.
Ci riassettiamo... e ripartiamo cercando di interfacciarci con il
sentiero che, ora, risulta "leggermente" fuori rotta.
Ma i (due) GPS Garmin che abbiamo con noi (con diversa cartografia per
poterli confrontare e decidere in itinere) non deludono e, in breve tempo,
riabbracciamo la rotta corretta ed arriviamo in
prossimità del prossimo step.
Paesaggi da cartolina.
Poche cose appaiono così belle dal vivo come le colline Toscane:
Transitiamo in un piccolo paese dove saccheggiamo un supermercato locale
di fronte agli sguardi sconvolti delle persone che ci vedono entrare con zaini e bacchette.
Giungiamo, infine, al nostro bed & breakfast: Il Nido di Gabbiano (il Locale è recensito nella nostra sezione
"RECENSIONI)".
Una struttura completamente (e sapientemente) restaurata che vanta doti
di eleganza non indifferenti.
Particolare, poi, la saletta semi interrata riservata alla cena ed alla
colazione:
Colazione eccezionale con tanto di omelette servita calda!
Ed eccoci pronti a
ripartire!
Il sentiero prosegue entrando ed uscendo dai boschi circostanti...
... alternando tratti cittadini...
... a quelli boschivi.
Qui i cipressi non mancano e non hanno connotazione "negativa" come dalle
nostre parti.
Giungiamo, infine, alla nostra struttura dove, con nostra grande sorpresa,
ci attende una sala spettacolare dove ci verrà servita la cena.
Una buona dormita e siamo di nuovo in cammino.
Il sentiero è perfetto: largo, in quota, circondato da un bosco
magnifico.
Rimango senza parole.
Come spesso succede ci concediamo un attimo di pausa in prossimità dei
mausolei dedicati proprio al Cammino ®:
Giungiamo in prossimità di un convento di monaci che costeggiamo.
Una "leggera" discesa ci fa compagnia...
...prima di uscire dal bosco...
... e percorrere un tratto di brughiera. Spettacolare.
Giungiamo nella nostra ultima struttura; come sempre una modesta capanna
senza pretese:
Vista mozzafiato e cena raffinatissima.
Ci siamo, d'ora in poi non ci saranno più soste notturne fino al
traguardo finale.
Si riparte!
Il tratto finale è molto impegnativo e non bisogna "mollare
psicologicamente": anche se la meta si avvicina occorre rimanere sempre
concentrati.
Firenze, stiamo arrivando!
Come ormai spesso accade i ripetitori sulla cima delle colline ci fanno
compagnia...
Ci concediamo un attimo di meritato riposo e l'emozione è tanta:
sentiamo che la meta e vicina; c'è fervore!
Ed improvvisamente, in uno scorcio libero dalla boscaglia, eccola la,
ancora piccina piccina in lontananza, ma è lei: Firenze!
E più si cammina... più le abitazioni ed i monumenti si "ingrandiscono"
ai nostri occhi.
Un passaggio a San Piero a Sieve rappresenta l'ultimo avamposto civile
prima della Grande Città.
Ed eccoci qui.
Ce l'abbiamo fatta!
Abbiamo raggiunto Firenze!
Stanchi si, ma pervasi da una gioia profonda.
Un viaggio davvero emozionante.
Un percorso che ci ha messo alla prova sia dal punto di vista fisico che
psicologico e che siamo riusciti a gestire nel meglio dei modi.
Siamo stati anche molto fortunati dal punto di vista metereologo:
probabilmente se avessimo dovuto percorrere alcuni tratti del Cammino ® in
condizioni di pioggia (e quindi di fango) sarebbe stata molto
più dura.
In ogni caso ce l'abbiamo fatta ed ora si torna a casa!
Niente male.
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